Un tentativo di chiarimento e conclusione.
Alla pagina dei “Documenti - Regione Abruzzo Centro Regionale Beni Culturali” in relazione alla Famiglia Mazzara o Mazara il Prof. Fabio Valerio Maiorano nel paragrafo dal titolo “Stemma del Marchese Vincenzo e del Barone Cristoforo Mazzara” scrive:
“Annotazioni: Stemma "genealogico" utilizzato dai fratelli Vincenzo e Cristoforo Mazzara, fratelli del vescovo Panfilantonio; tutti e tre erano figli di Domenico Fabrizio e Agnese Sardi, come chiarisce anche il piccolo scudo nel cuore dello stemma.
Molti degli smalti sono palesemente alterati e non rispondenti alle blasonature note delle famiglie interessate.”
Un primo passo dunque:
Vincenzo, Cristoforo e il vescovo Panfilantonio erano fratelli: figli di Domenico Fabrizio e Agnese Sardi.
Il cognome risulta essere alternativamente riportato (in documenti risalenti al XVI e XVII secolo) sia con una che con due “zeta” anche se si tratta di persone appartenenti alla stessa famiglia.
Credevo che quanto riportato nell’articolo de “Il Vaschione” fosse indicativo, ma non sembra essere così.
Troppi punti interrogativi restavano infatti sospesi, troppi “buchi” tra un passaggio e l’altro.
Provo a togliere tutti i punti interrogativi e a riempire i buchi che ho contribuito a creare.
Lo storico locale Francesco Sardi de Letto in “La città di Sulmona. Impressioni storiche e divagazioni” (Sulmona, edizioni del Circolo Letteraio, 1974), scrive che la famiglia è originaria della Sicilia, e in particolare di Mazara del Vallo: il casato prende dunque il nome dalla città di provenienza e quindi scriverlo con una sola “zeta”, Mazara, è perfettamente corretto.
Probabilmente la seconda “zeta” fu successivamente aggiunta per evitare il riferimento alla città di provenienza.
L’arrivo dei Mazara a Sulmona, che nel frattempo era giunta a Napoli, dovrebbe risalire al 1332 allorché Gentile, figlio di Francesco, è nominato da Roberto D’Angiò giustiziere degli Abruzzi.
Una prima ricapitolazione:
Il primo Marchese è Vincenzo Maria nato nel 1711 e morto nel 1758.
Il secondo Marchese è Domenico che muore nel 1786 (resta ignota la data di nascita).
Il terzo Marchese è Vincenzo II Beda, figlio di Domenico, nato nel 1755 e morto nel 1865.
Domenico ha quattro figli:
Vincenzo, primogenito ed erede, Francesco, Smeralda e Rachele.
Fino a qui la successione è in linea maschile diretta da padre in figlio.
Da questo punto in poi le carte si mischiano e si mescolano le "zeta".
Vincenzo e Francesco muoiono scapoli e senza figli.
Smeralda sposa Panfilantonio I e da loro nasce Crstoforo: il Cristoforo Mazzara che sarà senatore "Mazara".
Cristoforo si toglierà una “zeta” dal cognome per separare la sua dalla famiglia dello zio, e si attribuirà il titolo nobiliare di "Marchese di Torre dei Passeri" che gli sarebbe spettato di diritto.
Alla apertura del testamento di Vincenzo II, si scopre che questi aveva nominato suo erede universale non Cristoforo, figlio della sorella e di Panfilantonio I ma, saltando una generazione, Panfilantonio II, che è il figlio di Cristoforo, nato nel 1840: aveva dunque 25 anni quando acquisì il titolo di “quarto marchese di Torre dei Passeri”.
Questo mi spiega il perché nella sua scheda senatoriale Cristoforo Mazara si attribuisce il titolo di Marchese di Torre dei Passeri: Vincenzo aveva violato la legge che regolava la successione dei titoli delle province napoletane che prevedeva che il titolo seguisse la linea maschile e primogenita e in mancanza di quest’ultima andasse al maschio primogenito di un immediato collaterale: per l’appunto Cristoforo figlio di sua sorella Smeralda.
Cristoforo evidentemente avrà inteso fare giustizia da solo.
Come ho scritto più sopra un vero e proprio sgarro quello perpetrato da Vincenzo II Beda.
Cristoforo deve aver deciso di anteporre comunque al suo nome il titolo nobiliare di “Marchese di Torre dei Passeri”, ma forse lo aveva fatto già prima della morte del fratello della madre.
Questa decisione apparentemente immotivata risulterebbe essere stata la causa a seguito della quale da Cristoforo incluso in poi sia stata eliminara una zeta dal cognome: un voler creare una netta separazione dal resto di una famiglia terminata con il ”traditore” Vincenzo II Beda.
Confrontandomi con le date individuate:
fino alla morte dello zio Vincenzo II avvenuta nel 1865, Cristoforo deve aver mantenuto le due zeta nel cognome non avendo motivi a modificarlo;
dopo l’apertura del testamento per ripicca ha deciso di eliminare una zeta trasformando Mazzara in Mazara;
sarà stato allora che avrà modificato i dati nella sua scheda senatoriale dove viene riportato:
“Cristoforo Mazara, Marchese di Torre dei Passeri, Barone di Schinanforte, nobile ereditario, nobile al momento della nomina”?; forse al momento della nomina, avvenuta nel 1863 due anni prima della morte di Vincenzo II, era già Barone di Schinanforte e il titolo di Marchese lo avrà aggiunto dopo? oppure considerando, nel fare una semplice sottrazione, che Vincenzo II nel 1865, quando morì, aveva raggiunto la veneranda età di ben 110 anni e poichè nel 1863, anno della nomina del nipote a senatore, ne aveva già ben 108, Cristoforo doveva ritenersi senz’altro l’erede e quindi deve essersi attribuito in anticipo il titolo che comunque di lì a poco gli sarebbe spettato di diritto;
essendo Cristoforo nato nel 1840, quando Vincenzo II era ancora in vita, deve aver registrato sicuramente il figlio Panfilo II con le due zeta: Mazzara;
dal 1865 in poi è stato deciso da Cristoforo l’eliminazione della zeta.
In pratica un ritorno alle origini: con questa decisione in effetti ritornavano a essere i Mazara di Mazara del Vallo riprendendo possesso del loro nome originario.
A Panfilantonio II, tra l’altro è lui il rappresentante della “Società operaia di Solmona” e del “Municipio di Solmona” presente insieme all’avvocato Giuseppe Mazzara barone sannita ai funerali di re Vittorio Emanuele II, farà seguito alla sua morte il figlio Vincenzo III in qualità di quinto marchese: ritengo che dopo tutto quanto accaduto, e facendo seguito a una imposizione del padre (Vincenzo è nato tre anni dopo la morte di Vincenzo II e quindi a testamento aperto), lo abbia effettivamente registrato, come il fratello Domenico, con il nome di Mazara.
Quest’ultimo morendo senza aver avuto figli maschi trasmetterà il titolo a Panfilo, figlio del fratello Domenico (1874 – 1927), che diventerà il VI Marchese di Torre dei Passeri.
Decido di concludere con due note.
Per la prima la riprendo testualmente dalla pagina dei “Documenti - Regione Abruzzo Centro Regionale Beni Culturali” in relazione alla Famiglia Mazzara o Mazara:
“Una nota dell’araldista Fabio Maiorano nella sua:
“Sulmona dei Nobili e degli Onorati la storia, le famiglie, gli stemmi”, (Sulmona, Accademia degli Agghiacciati, 2007)
informa che l’adozione del cognome con una sola zeta, che si riscontra negli atti di nascita di Vincenzo III e Domenico, figli di Panfilantonio II Mazzara, come quello di Panfilo, figlio di Domenico, è un atto di nessun fondamento giuridico poiché nei registri di Stato Civile del comune di Sulmona non è annotato alcun provvedimento che ne giustifichi la mutazione.”
La seconda è mia:
Alla luce dei risultati di questa lunga ricerca ricostruttiva posso a buona ragione concludere che Luigi Lubrano non ha commesso nessun errore o distrazione nell’attribuire i libri descritti nel suo Catalogo N.70 del 1910 al Marchese Vincenzo Mazara di Sulmona, perché essendo egli a quell’epoca un giovane quarantaduenne sarà stato lui stesso a fornirgli i dati anagrafici corretti.
Al di là di quanto specificatamente annotato dal professor Maiorano e che ritengo pienamente corretto, bisogna prendere atto che quella del Quinto Marchese di Torre dei Passeri di farsi ricordare come Vincenzo Mazara e non Mazzara è stata una sua specifica volontà, e pertanto non può essere disattesa.