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LUIGI, ALDO E PAOLO LUBRANO

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Da dove arrivo 2 - Da “Memorie del Libraio Antiquario Luigi Lubrano”.

2023-05-09 11:35

Paolo

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Da dove arrivo 2 - Da “Memorie del Libraio Antiquario Luigi Lubrano”.

Da “Memorie del Libraio Antiquario Luigi Lubrano”. Il secolo che viviamo trovò, dalla fine dell'ottocento ai primi anni del novecento, una indifferenza ed una t

È proprio in occasione della Mostra dell'Antiquariato, tenuta a Firenze, che sono stati elogiati tutti i negozianti di antichità perché sono in un costante movimento, per inaccessibili e sperduti paesi, a salvare dalla distruzione opere pregiate.

Ma non sarà il caso di dire che ciò è potuto avvenire, in tempi remoti, e per colpa dell'incuria delle autorità?

Non era forse anche un interesse venale quello che muoveva gli antiquari?

Chi non ricorda il tesoro di Boscoreale acquistato da Varelli e venduto a Parigi? E Canessa che aveva perfino una succursale a New York dove riusciva a mandare oggetti di scavo di enorme valore?!

 

Oggi le autorità si affannano a proibire l'esportazione di qualche dipinto od oggetto raro, dopo che, per mezzo secolo e più, si è fatto esportare liberamente la maggior parte delle cose realmente preziose.

 

Oggi soltanto, in Italia, è nata la passione delle belle cose antiche, ma purtroppo è tardi ed è cosa permessa unicamente a chi abbia grandi disponibilità economiche.

Oggigiorno, questi negozianti, hanno un merito ancora maggiore per le enormi difficoltà che si frappongono ad un commercio antiquario serio ed avveduto.


PREMESSA

 

1.  

Il secolo che viviamo trovò, dalla fine dell'ottocento ai primi anni del novecento, una indifferenza ed una trascuratezza completa, da parte del governo, per quel che concerne l'antiquariato in genere.

indubbiamente la cosa ebbe origine dalla promulgata legge di soppressione dei Monasteri del [****].

Era il tempo in cui gli antiquari barattavano, con fortuna, paramenti sacri recentissimi con pianete o piviali antichi di grandissimo valore. E che dire delle intere Biblioteche che si lasciavano deperire nei solai, od affumicare dai camini spesso alimentati dagli stessi libri. Quante immense Biblioteche finivano tra le mani di piccoli Comuni!

Tali Biblioteche erano quasi sempre abbandonate, e venivano lasciate saccheggiare, disperdere o rovinate per l'icuria con cui venivano conservate; libri e manoscritti di enorme valore asportati con grande facilità come qualsiasi altro oggetto, tutto senza controllo!

 

E così avvenne che per gli antiquari fu un periodo d'oro per la facilità non solo di trovare, ma soprattutto di poter acquistare, a prezzi irrisori, antichi cassettoni Luigi xv, cassoni di noce, nuziali, ceramiche, merletti, stoffe antiche, fino al baratto facilissimo di pianete moderne contro piviali e pianete antiche di broccato o di velluto ecc...

Non per nulla la strada di Costantinopoli era popolata di antiquari tra i quali Pepe, Romano, Fuscone ecc.., e vi accorrevano dall'Italia del nord e dall'estero antiquari ed amatori.

 

La indifferenza del governo generava una grande facilità di esportazione; cosa, questa, che non soltanto facilitava i compratori, ma creò perfino uno spedizioniere, un certo Guida, che si installò in Via Costantinopoli proprio in considerazione del movimento che si creava tra i compratori ed i commercianti antiquari. Senza dire, poi, del celebre Canessa che, specializzatosi in oggetti e vasi di scavo, ebbe a creare una succursale in America.

 

Come avvenne, ordunque, che io, giovanissimo, inesperto, ebbi a collocarmi, con un negozio di libri, proprio in via Costantinopoli tra questo gruppo di antiquari in una sede di attrazione per amatori e negozianti di antichità?

 

Mio padre, amicissimo del libraio G. Regina, libraio di occasione, comprò da questi tutto il fondo di libri antichi e di occasione del libraio Pasquale Perrone, suicidatosi nella sua stessa bottega di Via Costantinopoli.

Mio padre, con l'idea di fare di me un libraio di occasione a somiglianza dell'amico Regina, mi fece interrompere gli studi, contavo allora quattordici anni, e mi obbligò ad andare nei locali del Monastero di San Sebastiano ove trovavansi tutti i volumi acquistati e, con l'aiuto di uno stesso parente del defunto Perrone che aveva catalogato tutti i libri sistemandoli per materia, iniziai la vendita di questi.

Dietro consiglio di mio fratello Francesco, che aveva anticipato i danari per l'acquisto e, quindi, ne anelava un rapido recupero, fu decisa la vendita in base al formato dei volumi, da una a dieci lire per i volumi in folio. Naturalmente accorsero tutti i librai, da Casella ad un girovago di Catellammare che finì col venire a comprare i libri con un carrettino; financo il professor Rocco Pagliara, del Conservatorio di Musica, ne comprò tanti che il trasporto durò una intera settimana.

 

Finita la ressa e venduta una buona parte dei testi acquistati, ne rimanevano ancora tanti che fu deciso di fittare un negozio in Via Costantinopoli; infatti 

fu scelto un locale al n.103 che, per la sua vastità, si prestava benissimo all'alloggiamento dei volumi.

Con la direzione di mio fratello Francesco, data la mia giovane età, furono collocati prima tutti i volumi di storia, letteratura e arte; di poi quelli ecclesiastici. Ogni pacco recava l'etichetta del numero del palchetto donde provenivano da Via San Sebastiano, in corrispondenza delle schede fatte dal Perrone. Ma con sorpresa, dopo aver sistemato tutto quanto entrava nel locale, rimasero ancora quattro camere piene di libri giuridici e di medicina. Date le relazioni che intercorrevano tra mio fratello ed il mondo giuridico, (mio fratello pubblicava memorie di avvocati: era la sua specializzazione) furono collocati tutti i libri giuridici; la restante parte riguardante la medicina fu venduto a peso di carta ad una persona di Frattamaggiore, a 5 centesimi il chilogrammo, che li comprò per la fabbricazione di fuochi d'artificio!

Mi consta che da questa vendita nacque un bibliofilo di libri di medicina che dimorava in Fratta.

 

2.  

Installato in Via Costantinopoli fra gli antiquari, volli stampare un catalogo, col mio nome, usufruendo di un gruppo di schede fatte dal Perrone; la conseguenza fu che mio fratello perdette un cliente perché Casella, che fino ad allora si era servito di lui per la pubblicazione dei suoi cataloghi, cessò immediatamente i rapporti e mi inviò, per posta raccomandata, un esemplare del mio catalogo interamente postillato e diretto al "Signor Luigi Lubrano Libraio Antiquario" con ben tre punti esclamativi.

Intanto io, inesperto, ero collocato in un ambiente di antiquariato dove vi erano librai di valore quali Marghieri sito in Galleria, Prass in Piazza dei Martiri e Casella in Piazza Municipio.

Nella Libreria Marghieri vi era De Marinis che aveva pubblicato un interessantissimo catalogo di letteratura italiana, e spesso veniva a fare la sua scelta fra i libri più antichi che io possedeva.

Questo fino al momento in cui, in seguito ad una vendita all'asta fatta a Roma, ebbe l'incarico di andare impiegato da Olschki a Firenze e la libreria Marghieri cessò la sua attività.

 

Naturalmente io cercavo d'intendere in un certo modo i libri posseduti e, per ciò, ottenni da mio padre per prima cosa l'acquisto della grande opera del Brunet: Manuel du libraire; di poi iniziai una corrispondenza costante con l'estero per ottenere indirizzi di librai ai quali chiedevo cataloghi. Ricordo due fonti che mi furono di grandissimo giovamento: primo fu il grande catalogo di Ludvig Rosenthal

di libri ecclesiastici, e che conteneva tutto quanto si possa pensare esistere in tale materia, dai grandi filosofi, con i suoi commentarii ai Riformatori, alle  vite di Santi ed alla Storia della Chiesa. Secondi i cataloghi dei fratelli Maggs con i quali, in seguito, si stabilì un rapporto di amicizia protrattosi per molti anni, fino ad un mio viaggio in Inghilterra.

Su di un banco d'occasioni in Via Roma, inoltre, durante le feste natalizie, comprai la rivista "Il Bibliofilo" per una lira. E così la lettura di questa rivista e quella dei cataloghi, mi appassionò enormemente al punto da studiare e comprendere ognuno dei volumi da me posseduti.

 

La mia Libreria divenne, ben presto, un richiamo di compratori che, come sempre purtroppo avviene, cercano l'occasione del libro raro a basso prezzo; e tra i tanti il prof. Rocco Pagliaro era al centro delle conversazioni con i suoi aneddoti e motti di spirito. Si accodarono, di poi, Benedetto Croce, il Conte Filangieri ed un certo prete Cacace, addetto al tesoro di San Gennaro.

Dalle conversazioni di costoro ci trovai i più larghi benefici per la mia istruzione bibliografica.

Questo fintanto che, durante una sua visita, il De Marinis disse a mio padre "Gli affari non tengono le gambe!" per cui, se volevo fare il libraio antiquario, avrei dovuto viaggiare un po' per le province e 

cercare di comprare per potermi assortire di libri rari. Indubbiamente, per poter essere un buon libraio antiquario, oltre alla conoscenza del libro necessita molto comprare e nello stesso tempo vendere; anche con errori di valutazione dei prezzi: dagli errori nasce la conoscenza reale.

Così fu che, spinto dagli antiquari di Via Costantinopoli, mediante l'aiuto di mediatori di antichità, iniziarono i miei viaggi in provincia dove mi fu facile trovare opere preziose, rarissime che, purtroppo, per necessità economiche io cedevo facilmente appena rientrato da ogni viaggio; soprattutto a quel tale padre Cacace.

 

3.  

Come ho detto a proposito della promulgata legge sulla soppressione dei monasteri, questa fu la ragione per la quale grandi biblioteche monastiche furono date a piccoli e miseri Comuni che le avevano fatte saccheggiare dagli stessi abitanti.

Tipico fu il caso della Badia di Padula dove tutti gli abitanti possedevano libri provenienti dalla locale Biblioteca. E fu qui che trovai, benché mancante di alcune carte, ben due copie dell'Esopo di Del Truppo.

Descrivere tutti i miei viaggi in provincia, i tesori di libri da me trovati e comprati per rivenderli a prezzi bassissimi sarebbe un lavoro minuzioso ed improbo. 

[ ... ]

 

Raggiunta un'età avanzata, costretti anche ad una relativa immobilità, spesso, alcuni uomini, si fermano a considerare la propria vita trascorsa sia con compiacimento verso sé stessi per il risultato raggiunto, nonché per l'aver saputo e potuto superare i momenti difficili e le avversità della vita stessa.

Altri, al contrario, bramerebbero addirittura poter rivivere la propria vita alfine di modificare i propri errori o per poter combattere con miglior fortuna le avversità subite.

 

Di ciò si dà spesso colpa al destino, mentre non è il destino che crea le fortune e le avversità, ma unicamente il caso.

​Il caso che, come ci fa nascere in ambiente di lusso o malsano, così ci crea forti, costituzionalmente, tanto da darci le possibilità di sapere affrontare le 

contrarietà, nonché di saper sfruttare, al momento opportuno, i momenti favorevoli, oppure ci crea deboli al punto da farci succubi del più forte che ci avvicina e ci vince sì tanto da non accorgerci nemmeno delle favorevoli opportunità offerteci dalla vita.

 

Con tali considerazioni sono spinto a rivedere la mia di vita, ormai trascorsa, augurandomi che la memoria mi aiuti ad esporre fedelmente i fatti occorsimi. E sono spinto a farlo perché mi sembra che il mio rappresenti anche un periodo storico per l'antiquario-libraio. Un periodo che testimonia la ricchezza ed il depauperamento delle nostre province che han fatto emigrare altrove i maggiori tesori d'arte.

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