la "Presentazione" all'opera di Giovanni Molonia nel volume Primo,
Giuseppe Arenaprimo barone e storico messinese.
Non si può parlare di Messina senza pensare alla storia, nella quale essa occupa pagine nobili e gloriose. Né si può parlare di storia di Messina senza ricordarsi d'uno dei più sapienti cultori di essa, il Barone Giuseppe Arenaprimo, a cui torno sovente con memore affetto.
Così scriveva in data 9 giugno 1903, nel Liber amicorum della famiglia Arenaprimo, il famoso
demopsicologo palermitano Giuseppe Pitrè[1], mettendo in tal modo in risalto le caratteristiche peculiari della personalità di Giuseppe Arenaprimo: l'appartenenza culturale e sociale all'antica nobiltà peloritana[2] e il profondo amore per la ricerca e lo studio della storia patria.
"Infaticabile e benemerito illustratore della sua città nativa"[3], l'Arenaprimo rintracciò negli archivi pubblici e privati importantissimi documenti che pubblicava "con una soddisfazione incredibile, con la gioia, che deriva dall'aver
compiuta una buona azione"[4]. Il frutto di questa sua attività di storico può oggi cogliersi in una gran quantità di lavori, fondamentali contributi alla conoscenza della storia messinese dal medioevo all’età moderna, stampati in fogli quotidiani, in riviste, in atti accademici, in raccolte miscellanee, in volumi e in numeri unici occasionali. L'intera sua produzione è intesa a rivendicare il ruolo non secondario avuto dalla Sicilia e, soprattutto, da Messina nello svolgimento storico della civiltà mediterranea. Pochi risultano gli studi che riguardano il Quattrocento, il Settecento e l'Ottocento, più numerosi quelli sul secolo XVI, preminenti i saggi che illustrano il Seicento. A tal riguardo così chiarisce lo storico palermitano Francesco Brancato[5]:
Egli soprattutto rivolse i suoi studi ad illustrare il periodo della dominazione spagnola, che considerò quanto mai nocivo all’isola, per la conseguente decadenza economica e politica del divide et impera, a cui principalmente faceva risalire la responsabilità degli antagonismi municipali ancora non del tutto spenti nell'Ottocento e, in particolare, tra Palermo e Messina, le due maggiori città dell'isola, sempre in gara tra loro. E considerava pertanto un momento veramente eccezionale quello degli anni 1639-40, in cui Palermo e Messina vissero in grande concordia, e i senati delle due città si scambiarono «cortesie», ch'egli volle illustrare in un apposito saggio come «una bella pagina» della storia di Sicilia.
Giuseppe Arenaprimo nasce a Messina il 16 settembre 1862; due giorni dopo è battezzato nella parrocchia di S. Luca[6]. Il padre Francesco, barone di Montechiaro, Roccadoro e Grano, cavaliere della Corona d’Italia, governatore della Confraternita della Pace e dei Bianchi, nobile confrate dei Verdi e degli Azzurri, protettore del Conservatorio di S. Caterina da Siena, è ispettore poi direttore del Banco di Sicilia[7]. La madre Carolina Spadaro Guardavaglia e Rombes appartiene ad un’altrettanto nobile e facoltosa famiglia messinese[8]. Giuseppe è l'unico maschio di cinque figli (Rosa, Adele, Giulia, Amalia) e viene educato nel prestigioso e selettivo "Convitto Donati”[9].
Continua…..
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[1] Per i rapporti della famiglia Arenaprimo con Giuseppe Pitrè (Palermo 1841-1916) si rinvia al Ms. F.N. 113 della Biblioteca Regionale Universitaria "G. Longo" di Messina. La secondogenita di Pitrè, Rosina, sposarli giugno 1907 il cognato di Giuseppe Arenaprimo, Enrico Bonanno, "del fu Comm. Pasquale della Spettabile Casa Bonanno di Messina" (avARo [:-.- A. VA L O R E ] , Tra veli e zagare, in «Il Marchesino. Giornaletto settimanale illustrato», XIV, n. 23 [Messina, 15-16 giugno 1907]).
[2] La famiglia Arenaprimo appartiene al patriziato messinese, originario di Napoli. Antonio d'Arena, trasferitosi a Messina sullo scorcio del XIV secolo, è iscritto alla Mastra dei Nobili e ottiene cariche presso la Corte d'Aragona. Nel
Seicento Placido d'Arena, marito di Domenica Primo, esponente di una nobile famiglia oriunda dalla Bosnia, aggiunge al cognome Arena quello dei Primo. Dal 1785 si fregia del titolo di Cavaliere di Malta (cfr. Cenno storico sulla famiglia D'Arena detta oggi Arena-Primo dal Barone Giuseppe Galluppi, Milano 1873). Nell'ambito di questa famiglia si distingue come storiografo e letterato Placido Arenaprimo Di Mari (Messina 1809-1848), vissuto per lungo tempo a Palermo, dove pubblica diversi lavori e la seconda edizione della sua Storia civile di Messina colle relazioni della storia generale di Sicilia, vol. I, parte I-II, Palermo, presso Lorenzo Dato, 1841 (cfr. G. OLIVA, Annali della Città di Messina, vol. VI [continuazione all'opera di Caio Domenico Gallo], vol. II, Messina, Tipografia Filomena, 1893, pp. 308-309). All'Archivio di Stato di Messina si conservano testamenti, donazioni e molte scritture patrimoniali della famiglia Arenaprimo.
[3] L. PERRONI GRANDE, L'Archivio provinciale di Messina e la Società messinese di Storia Patria, in «Archivio Storico Siciliano», N.S. XXXII!, 1909, p. 376.
[4] Ivi.
[5] F. Brancato, Arenaprimo, Giuseppe, in Dizionario Biografico degli Italiani, voi. 4, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 1962, p. 81.
[6] Cfr. Messina, Archivio di Stato, Stato Civile, Nascite, Anno 1862, voi. 253, n. 155.
[7] Cfr. G. Galluppi, Stato presente della Nobiltà Messinese, Milano 1881, pp. 17-18.
[8] Cfr. G. Galuppi, Stato presente..., cit., p. 190
[9] L’Istituto Convitto Donati, "solennemente inaugurato nel 1866 con un discorso di Raffaele Di Francia ed ubicato in via Cavour nel palazzo Manganaro (Brunaccini), ebbe lunga e fortunata vita sino alla fine del secolo” (SA. Costa, La scuola e la grande scala. Vita e costume nella scuola siciliana dal 1860 agli inizi del Novecento, Sellerio editore, Palermo 1990, p. 694).
La "Premessa" di Alba Crea e Angela Arenaprimo al volume Terzo
Premessa
Viene adesso pubblicato il terzo e ultimo tomo delle Opere di Giuseppe Arenaprimo, che Giovanni Molonia, prima della sua scomparsa, aveva lasciato pronto per la stampa. Di questo volume, così come dei due precedenti editi nel 2011 e nel 2012, egli aveva accuratamente seguito tutte le fasi: dal reperimento dei testi sparsi tra numerose fonti a stampa e documentarie, alla loro
trascrizione e all'organica ricomposizione. Un lavoro enorme, tradottosi nella pubblicazione di quasi millecinquecento pagine distribuite nei tre tomi, che pure aveva affrontato con entusiasmo, davvero felice di poter rendere un tributo a uno degli studiosi più interessanti della cultura storico-artistica della Messina pre-terremoto, e anche di poter accrescere con un altro titolo la collana Messanenses Scriptores da lui stesso ideata.
Nella premessa al primo volume aveva esplicitati i criteri metodologici della sua curatela, con al primo posto la scrupolosa fedeltà al testo. A questa fedeltà ci siamo pure noi attenute in fase di stampa, evitando di correggere, modernizzare, uniformare, intervenire sulla punteggiatura originale, di "snaturare" insomma i caratteri di una lingua e uno stile che restituiscono tutto il sapore dell'epoca, «rivelando le impronte e il colorito del tempo», come ebbe a dire lo stesso Arenaprimo. Per questa ragione i nostri interventi sul testo sono minimi e posti in parentesi quadre, mentre restano in parentesi tonde gli interventi originali dell'autore.
La tipologia di scritti qui raccolta è quanto mai varia: articoli dal tono leggero e note di costume (prevalentemente pubblicati su «Il Marchesino»), recensioni bibliografiche e brevi saggi di storia locale (editi sull'«Archivio Storico Messinese»), lettere aperte e interventi polemici su fatti d'interesse cittadino (apparsi su diversi periodici), relazioni prodotte nell'espletamento di incarichi in varie commissioni storico-artistiche, e altro ancora.
Pur nella diversità dei soggetti, s'impongono alcuni argomenti cari ad Arenaprimo e da lui frequentati per tutta la vita: in modo particolare Vincenzo Bellini nei suoi rapporti con Messina, le tradizioni del Ferragosto Messinese, la festa del Natale. Sarà quindi interessante per il lettore scorrere le varie redazioni di un medesimo testo, ciascuna caratterizzata da piccole modifiche, fino a giungere alla versione definitiva, frutto di ricerche sempre più puntuali.
Come predisposto dal curatore, arricchisce l'opera una sezione documentaria con atti, lettere, fotografie inedite e testi diversi, tra i quali è anche il catalogo di ciò che della preziosissima biblioteca di Arenaprimo si era salvato dopo il sisma del 1908.
In appendice viene infine pubblicato l'elenco cronologico di tutti gli scritti di Arenaprimo; ogni titolo è seguito da un numero romano e uno arabo, che indicano rispettivamente il torno e la pagina in cui oggi è ristampato nei tre volumi delle sue Opere.
Le ricerche di Giovanni Molonia sono state facilitate dalla disponibilità delle direttrici e del personale della Biblioteca Regionale Universitaria "Giacomo Longo" di Messina, dell'Archivio di Stato di Messina, dell'Archivio Storico Comunale "Nitto Scaglione" e della Biblioteca Comunale "Tommaso Cannizzaro" di Messina, a cui va ora anche il nostro ringraziamento.
Rosario Lentini, Paolo Lubrano, Michela D'Angelo, Felice Irrera, Pino Giaimi, Paolo Musarra e Franco Chillemi ci hanno dato un aiuto prezioso, uniti a noi nel ricordo di Giovanni Molonia.
Alba Crea Molonia e Angela Arenaprimo