1) “PIATTAFORMA DIGITALE INDACO”
La “Biblioteca Nazionale” di Potenza informa di aver acquisito la “PIATTAFORMA DIGITALE INDACO”.
Sarà, come scrive, dunque “attivato il servizio e-book che permetterà la fruizione diretta del materiale librario in formato digitale attraverso il catalogo della stessa biblioteca”
Gli utenti sono a questo punto invitati “a suggerire proposte di acquisto all'indirizzo email: bn-pz.acquisizioni@beniculturali.it , e di visitare il sito: "ReteIndaco”.
Come specificato nella pagina: ReteINDACO è un marchio e un servizio di "DM Cultura s.r.l. con socio unico" integrato con la piattaforma Sebina.
Le Biblioteche aderenti all’iniziativa sono elencate in questa pagina
A questa URL è possibile individuare finalità e caratteristiche del sistema che prevede in pratica una condivisione delle risorse bibliotecarie in formato digitale.
Ritengo inutile, superfluo ma soprattutto non corretto ricopiare quanto specificato visto che chiunque voglia avere chiarimenti a riguardo, per curiosità o per informazione, preferirà andare direttamente alla fonte.
Tutto questo pone obbligatoriamente una domanda: “Cui prodest?”
Mi domando cioè quale possa essere il vantaggio per una biblioteca che non sia di piccole dimensioni, senza spazi e senza personale qualificato, senza grandi possibilità economiche e posizionata in una periferia degradata o scarsamente popolata.
Solo in questo caso un posseduto librario virtuale potrebbe essere un vantaggio: offrirebbe in questo modo un servizio altrimenti impossibile da proporre e gestire.
Ma quando leggo tra gli aderenti la presenza di biblioteche Nazionali come quella di Napoli o di Potenza o di circuiti di biblioteche che includono quelle regionali o di grandi comuni, resto dubbioso.
Come già scritto giustifico solo quei circuiti che abbracciano biblioteche di comuni piccoli o dispersi su un territorio vasto e a loro volta scarsamente organizzate e con personale impreparato e raccogliticcio, per cui l’unica possibilità di rispondere a una richiesta di lettori può non tenere conto di dati statistici e numeri.
Una biblioteca virtuale ha bisogno solo di una stanza, reperibile presso la casa comunale del posto, una persona che gestisca la pagina web e tutt’al più un addetto alla gestione del prestito virtuale.
Ma parliamoci francamente: è proprio necessario diffondere una cultura errata pur di soddisfare la richiesta di poche persone?
Forse non sarebbe stato meglio il ritorno alle “Biblioteche itineranti” come c’erano una volta così da confermare il principio in base al quale il libro è un prodotto fisico, da tenere tra le mani, da portare nella borsa e nella valigia quando si è in viaggio, da “odorare”.
Quale mai il motivo perché una biblioteca non debba fornirsi di testi in formato tradizionale?
Perché così si legge di più? Non credo. Si legge poco perché siamo in un contesto sociale dove il livello culturale è in forte discesa. Si legge poco perché una gran quantità di manoscritti non meriterebbero assolutamente di essere pubblicati e demotivano il lettore che si approccia al libro. Si legge poco perché il tempo per la lettura non lo si trova più.
Insomma: non sarà certo il libro elettronico il prodotto che potrà incentivare a leggere o accattivare nuovi lettori.
Una biblioteca tendenzialmente protesa verso una offerta di libri elettronici piuttosto che cartacei è una biblioteca destinata a morire nel tempo, e a non lasciare tracce nella storia.
Insomma: quale mai sarà il futuro della biblioteconomia e di un antiquariato librario quando anche le biblioteche dovessero arricchire la loro offerta solo con opere virtuali e non più reali?
Cosa accadrà quando il virtuale supererà in numero il reale?
Probabilmente c’è già una qualche giovane biblioteca senza una grande storia, che si trova in questa anomala situazione.
La realtà prossima sarà che sparita la pagina web, il sito di riferimento, andato in pensione o trasferito il "gestore" del sistema di acquisizione e prestito pur se tramite piattaforme gestite a monte come "ReteINDACO" sparirà tutto il materiale librario che, proprio in quanto virtuale, non sarà mai esistito. E quella biblioteca sarà come non fosse mai esistita non lasciando di sé e dietro di sé nessuna storia da raccontare.
Una biblioteca che piuttosto che acquistare copie reali acquisterà copie virtuali diventerà totalmente inutile.
2) Il “DRM”: la "protezione" che dovrebbe evitare il "furto virtuale" del libro.
A proposito del “proteggere” il libro elettronico con sistemi del tipo “DRM” è inutile farsi illusioni: nessun libro fino a oggi pubblicato in formato elettronico è inattaccabile.
Al di là dei sistemi elettronici con i quali procedere a “craccare”, come si dice in gergo, un qualsiasi volume, è comunque molto semplice una volta preso in prestito/comprato un qualsiasi libro elettronico “prelevarlo” per conservarlo sul proprio PC/Lettore per il futuro, e magari condividerli, senza alcuna difficoltà e senza timore di perderne il possesso.
I sistemi sono sicuri e tendenzialmente a dirla tutta neanche illegali.
Forse poco leciti vista la finalità, ma questo poco importa. Essenziale è il non condividerli in rete per evitare possibili denunce.
Una prova? Il web consente di rifornirsi liberamente di volumi appena pubblicati e in alcuni casi già prima che la versione cartacea arrivi in libreria.
Tutti i sistemi inventati per evitare questa situazione non hanno avuto alcun successo.
Certo liberamente disponibile si trova il best-seller o comunque l'ultimo uscito di un autore di successo.
Per quanto riguarda i saggi o i volumi di studio occorrerà partire da una piattaforma aggreditrice generalmente in abbonamento presso una biblioteca universitaria o pubblica.
Nel prelevare "in prestito" da una piattaforma di aggregazione, qualunque essa sia e qualunque sia la sua provenienza, un libro di studio, un saggio o di semplice lettura, per quanto la durata del prestito sia di un numero di giorni prefissato si può fare in modo che tutto o parte di esso, è questo a esempio il caso di un testo per una ricerca o un esame, venga “prelevato” per restare a disposizione dell’utente fino a quando non deciderà di disfarsene.
E questo senza che nessuno se ne possa accorgere fermo restando, ripeto, che questi non lo metta in rete.
Potrà inoltrarlo tranquillamente e senza correre rischi ad amici e colleghi.
I timbri virtuali, i marchi, le stampigliature che possano far identificare la biblioteca di provenienza e quindi indagare sull’autore del malfatto?Eliminarli è davvero una bazzecola.
Tempo addietro... sono trascorsi oramai alcuni anni... avevo fatto delle prove sui libri presenti sulle piattaforme di editori e aggregatori di volumi elettronici spiegando e illustrando come i sistemi di presunta protezione erano superabili.
Non sono mai stato ascoltato. Pazienza.
Pensai che probabilmente quello subito poteva essere considerato “un danno calcolato”.
Evidentemente va bene così.
3) Le piattaforme degli aggregatori che proclamano a gran voce il "DRM FREE"
Le piattaforme degli aggregatori che proclamano a gran voce il “DRM FREE” dei volumi da loro messi a disposizione sono un puro e semplice inganno.
Di fatto nessun libro che non sia già liberamente accessibile in internet, per scelta dell’autore o dell’editore, è totalmente libero al punto da restare in possesso perpetuo del lettore.
Intendiamoci: affinché una monografia elettronica possa essere prestata deve necessariamente essere "DRM FREE", altrimenti il principio salterebbe. Ma non è il caso di farne un vanto: non sarebbero più piattaforme utilizzabili in una biblioteca e finirebbe sul nascere il principio per il quale sono state create e costruite.
Le piattaforme sottoscritte in abbonamento presso alcune biblioteche pubbliche, o medico-universitarie, di fatto consentono che il volume venga prelevato in prestito attraverso un meccanismo tecnico che ne consente la lettura sul proprio PC o device, ma una volta terminato “il tempo”, necessariamente “spariscono”. Dunque sì: "DRM FREE", ma il libro è sempre controllato.
Cioè “tornano virtualmente indietro” pronti per un nuovo prestito "sparendo dalla disponibilità dell'utente.
Non sono più disponibili se non attraverso la ripetizione dell'itinerario percorso in precedenza.
Provate a immaginare cosa potrebbe accadere se fosse così come i promotori di quelle piattaforme dicessero il vero.
Sarebbe il caos più completo.
Un libro trasferito sul proprio device potrebbe avere una diffusione a macchia di leopardo senza limiti di territorialità.
Ciascun utente abilitato all’accesso alla piattaforma potrebbe trasferire sul proprio device tutti i volumi che ritiene possano essere utili e costruirsi così una “biblioteca virtuale” autonoma.
No, non fatevi trarre in inganno dalle informazioni imprecise, incomplete o fuorvianti.
Nessun editore permetterebbe mai una cosa del genere! Questi sono "garantiti" dai sistemi di controllo gestiti dall'aggregatore.
Resta invece valido il principio in base al quale anche i volumi delle piattaforme proposte dagli aggregatori possono essere tranquillamente “prelevati in maniera definitiva” attraverso le applicazioni e i sistemi che un qualsiasi PC può contenere.
Per chi possiede un Mac o un iPad questa operazione è di una semplicità sconcertante.