Estrapolo il testo dalla
“Presentazione al Catalogo Napoli e l’antico reame delle due Sicilie, 1919”.
Verso la fine del 1905, dopo la morte di Emilio Prass, che aveva ereditato, e così bene continuato il negozio di Furckhheim a Piazza dei Martiri, fui inviato a fare una scelta di libri dal bellissimo Catalogo n. 24 dal Prass pubblicato su Napoli e l'antico suo Regno.
E con sorpresa ebbi l'occasione di notare che tutti i libri elencati - benché il Catalogo fosse stato pubblicato nel 1901 - giacevano invenduti!
Fu così allora che, dopo un po' dì trattativa, finii col comprare in blocco tutto il fondo rimasto.
Ma la più ingrata sorpresa l'ebbi quando nel Marzo del 1906, pubblicando il mio 46° Catalogo di Libri ed opuscoli su Napoli e la Sicilia, mi vidi corrisposto da una tale indifferenza del pubblico e da un uguale risultato, da farmi decidere a non più pubblicare dei cataloghi speciali: tanto meno ad occuparmi ancora di libri patria.
Nel 1915 comprai tutta la biblioteca storica napoletana del Comm. Franz Lecaldano, e, per tema di avere lo stesso risultato, misi ogni cosa in vendita all'asta pubblica, nelle sale Ciardiello. Ma il risultato, se non fu disastroso, fu per lo meno deficiente, perché i prezzi iniziali furono poco o per niente sorpassati, e con una indifferenza ed una svogliatezza da parte del pubblico da impressionare! E pure di compratori di libri patrii, dì studiosi di cose nostre ce n'erano stati in tutti i tempi e ce n'erano ancora abbastanza! Come accadeva un così notevole svilimento? Con la guerra nostra fui costretto ad abbandonare completamente il commercio: tanto più non era il caso per me di seguire le vicende dei libri storici napoletani. Ma, tornato al lavoro, la mia amicizia e la cordiale relazione del Cav. Alfonso Miola, mi spinsero a pubblicare quel Bollettino del Bibliofilo che, nato con idee larghe e d'interesse generale, per la migliore possibile sua diffusione, ha finito in pochi numeri con affermarsi periodico napoletano, di autori napoletani, e d'interesse schiettamente napoletano.
Con un favore sempre crescente da parte del pubblico, da lusingarmi seriamente per la coraggiosa iniziativa da me presa. Così sono venuto a sapere che gli studi storici napoletani sono oggi nel loro momento di fortuna e quei libri che 14 anni or sono Prass non riuscì a vendere, e che io comprai per smerciare col tempo ed a prezzi assai modesti, oggi sono talmente ricercati da fare addirittura rimpiangere di non averli conservati.
È la guerra che pare abbia agito da fata morgana. I! riacutizzarsi degli studi ha fatto affermare maggiormente l'amor patrio ed oggi sembra un bisogno di ogni napoletano il possedere una biblioteca patria.
Ma ciò che incoraggia e lusinga è soprattutto lo studio della bibliografia. In tutti i tempi la bibliografia è stata apprezzata dal solo bibliografo o bibliofilo.
E raramente è uscita da questo campo. Oggi invece, fortunatamente, mi accorgo che la bibliografia è apprezzata per quello che è: la fonte di tutti gli studi, l'abbici di qualsiasi studioso. Difatti, come si può iniziare uno studio se non si sa nemmeno i libri che occorre riscontrare; e come si può cercarli se non se ne ha la cognizione pel tramite della bibliografia? Ora, uno dei migliori contributi alla bibliografia è un catalogo. Un catalogo redatto bene, un catalogo chiaro, preciso, è di per sé una bibliografia. Ed invece quanti sono quelli che buttarono via dopo letto un catalogo librario? Salvo in un tempo posteriore, ad un momentaneo ricordo, offrire chissà che cosa per riaverlo. Ogni libro, ogni opuscolo, la benché minima notizia hanno la loro ragione d'essere. Trovato lo studioso che se n'interessi è dato valore a questo libro, opuscolo o notizia. Così un catalogo che oggi sembra inutile, domani allo studioso può tornare utilis-simo per la notizia di un libro o di un nome, forse appena accennato. Tutti gli studi hanno avuto dei periodi fortunati in cui sì è visto numerose collezioni formarsi nello stesso tempo. E pei libri napoletani - nel riacutizzarsi degli studi in tutti i campi - non poteva essere diversamente.

Tra le carte dei ricordi di famiglia.
Un cenacolo letterario, vecchio di ottant'anni, scomparirà a giorni.
Articolo scritto da Umberto Carli.
Napoli. - Sabato 16 - Domenica 17 Giugno 1962 -
CRONACA DELLA CITTÀ.
Nell' "antiquaria" di Lubrano al museo compulsavano libri, Croce, Einaudi e De Nicola.

"Per favore niente fotografie. Deve scusarmi, ma sono stato sempre nemico della notorietà che poteva derivarmi dai miei libri".
È Luigi Lubrano che parla, un vecchietto ottantenne che trascorre la vita accanto ai suoi libri, alle sue "creature" come egli li chiama.
Tra poco meno di un mese la Libreria Lubrano chiuderà i battenti dopo sessantatre anni di attività gloriosa.
Quanti libri sono passati tra le mani di Luigi Lubrano? Un numero illimitato ma egli li ricorda tutti, uno ad uno in un'elencazione precisa.
Dai piccoli negozi di Port'Alba e di via Costantinopoli, alla libreria di Port'Alba infine a quello di Via Pessina Luigi Lubrano ha visto poco a poco crescere la sua notorietà.
"Passavo le mie ore di libertà - ci confessa Lubrano - con Benedetto Croce che spesso veniva a chiedermi qualche libro o un opuscolo, con Einaudi che mi onorò della sua amicizia e con tutti i cultori della poesia napoletana. Ma ora sono stanco. Sono troppo vecchio per poter continuare a cercare negli scaffali, per curare da vicino i miei libri".
Un velo di mestizia nella voce di Lubrano.
È evidente che gli costa molto allontanarsi dai "suoli" libri, dai vecchi e polverosi cataloghi che conserva gelosamente.
Da sessantatré anni Lubrano è un bibliofilo. Ha cominciato nel lontano 1899 con un piccolo negozietto a via Costantinopoli, con una libreria antiquaria passando moltissime ore del giorno a cercare vecchi capolavori nascosti, a recarsi nei luoghi dove era segnalata la presenza di opere fino a quel momento credute perdute. Un lavoro duro, difficile, spesso interrotto da difficoltà e da delusioni ma che Lubrano affrontava senza scoraggiarsi.
E quando, come egli ci ha confessato, il suo sforzo era premiato dal successo ed un vecchio e polveroso volume veniva alla luce egli ne ricavava nuove energie che lo spingevano a continuare nelle ricerche.
Vennero le prime soddisfazioni per Lubrano e dal piccolo angusto negozietto di via Costantinopoli si spostò a Port'Alba.
Ed in via Port'Alba Lubrano stampò quello che è uno dei migliori documenti sulla storia del regno di Napoli "Bibliografia sulla storia del regno di Napoli".
Fu un successo incondizionato che lo spinse a continuare nel suo lavoro che egli amava e che svolgeva con una scrupolosità unica.
Da Port'Alba Lubrano si spostò nel 1937 a via Pessina e ai vecchi capolavori unì nella sua libreria le nuove moderne opere.
"Dovevo vivere anch'io - dice Lubrano. Ai 'miei' cari libri, alle polverose opere dei primi anni del novecento dovetti unire i capolavori, i libri in voga, che la gente mi chiedeva. Ma i miei amici più cari erano sempre negli scaffali, lassù, libri che la gente aveva dimenticato ma che io avevo nel cuore".
Dopo sessantatré anni quindi Luigi Lubrano lascia i suoi libri.
Il figlio Aldo che in un primo momento l'aveva aiutato nel suo lavoro è passato a dirigere una casa editrice del Nord e lui, Don Luigi, non riesce più a curare da solo i suoi libri.
È un altro pezzo della vecchia Napoli che si sgretola sotto l'usura del tempo, non resterà che il ricordo della libreria Lubrano, un ricordo che speriamo il tempo non riuscirà a cancellare.





