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Libro vecchio o libro di antiquariato?
La linea di confine tra un “libro vecchio” e un “libro di antiquariato” è, in particolar modo a partire dalle pubblicazioni edite sin dagli inizi del novecento, molto sottile.
Occorreranno dunque ancora un bel po’ di anni per attribuire un qualche valore alle pubblicazioni che arrivano almeno fino agli anni settanta del novecento.
Senz'altro bisognerà attendere il prossimo secolo per quelle successive, sempre che il digitale non abbia soppiantato la carta. In questo casa qualsiasi "pezzo di carta stampata" potrebbe assumere un valore di tutto rispetto. Il cielo non voglia possa accadere! Sarebbe come dare un colpo di spugna sulla storia dell'umanità!
La domanda che viene da porsi è "chi sarà a studiare una monografia pubblicata nel corso dell’ultimo secolo, essendo in grado poi di attribuirle un valore storico così che possa farle acquisire anche un determinato valore economico?"
Quali “librari” saranno in grado di produrre appositi “cataloghi dettagliati” così da poter individuare apriori le caratteristiche del testo messo in vendita?
A parte i pochi librari storici rimasti e oramai tutti in età, non mi riesce di immaginarne.
Il mondo dell’antiquariato librario sarà destinato a scomparire lasciando in vita solo quella parte di periodo che giunge fino alla fine dell’ottocento e che continuerà a essere gestita probabilmente senza una grande consapevolezza.
Il valore economico si baserà soltanto su fattori storici scollegati dalla sua contestualizzazione.
E nel futuro cosa ne sarà della versione elettronica di una monografia?
Il vivere esclusivamente nell’etere la farà scomparire e non ne resterà né traccia né ricordo.
D'altronde anche il sistema di proposizione alle Biblioteche ne fa materiale che lascia il tempo che trova.
Le monografie elettroniche proposte e generalmente acquisite - non mai acquistate!! - dalle Biblioteche pubbliche infatti, restano sempre di proprietà della piattaforma sulla quale sono depositate.
Possono entrare a far parte di un catalogo, ma giammai in uno scaffale, seppur virtuale che sia. Basterà molto poco perchè d'un tratto tutto scompaia alla vista e alla lettura.
Viene sponteneo un "FATE ATTENZIONE A QUELLO CHE PAGATE E CHE VI DICONO DI AVER COMPRATO" da urlare alle orecchie dei responsabili delle biblioteche sopratutto universitarie, assillati da sottoscrittori di piattaforme sulla quale si trovano migliaia di volumi in edizione elettronica.
Siano esse appartenenti anche agli stessi editori: sappiate che non state acquistando nulla! solo un permesso di accesso che scomparirà appena decidiate di non sottoscrivere più l'abbonamento. ...e i soldi spesi? PUFF! Spariti!
E non lasciatevi ingannare dalle voci che vi annunciano centinaia di "VOLUMI SENZA DRM CON ACCESSO ILLIMITATO": nessun editore regala niente. Si tratta di edizioni vecchie superate, e di volumi già liberamente disponibili su internet. Basterà solo cercare. Non fatevi illudere da sedicenti agenzie commissionarie provenienti da oltreoceano: il loro unico scopo non è fornire un servizio adeguato e produttivo per l'utente, ma semplicemente aggiungere fatturato e aumentare i profitti.
Torno all'argomento principale di questa pagina.
Certo nessun tipo di valore di antiquariato potrebbe essere attribuito a una qualiasi monografia elettronica non essendo possibile alcun criterio di valutazione. Si tratterà solo di anonime vecchie letture o trattazioni.
La mia previsione al momento è che le biblioteche del prossimo futuro saranno piene di una marea di libri vecchi e di scarso valore; questo farà aumentare, impreziosendone oltremodo il contenuto, il valore economico di tutto ciò che è stato pubblicato fino alla fine dell’Ottocento.
Ovviamente fermo restando la sopravvivenza degli scaffali in cui quei testi sono stati riposti.
Accanto alle monografie m’è d’obbligo pensare alla scomparsa della “cartografia” sostituita più che dai navigatori satellitari da Google Maps”.
Una piattaforma costantemente aggiornata in tempo reale che avvantaggia il viaggiatore e che facendo scomparire la cartina stradale e quella geografica a stampa, ne aumenterà sempre più il valore.
Quelle risalenti fino a poco dopo la metà del novecento sono la testimonianza di una viabilità totalmente trasformata, e di un impianto viario delle città che negli anni hanno completamente modificato il loro assetto urbanistico.
La monografia elettronica farà definitivamente scomparire il mondo delle dediche e delle firme, soprattutto quelle degli autori stessi, che ancora oggi di uno stesso libro creano la differenza di valore di una copia da un'altra.
Ma che cosa c’è che fa di un libro una monografia di antiquariato piuttosto che un vecchio libro.
Spesso erroneamente di un libro pubblicato alcuni decenni addietro lo si definisce “antiquato”.
Definire un libro “antiquato”, magari confondendone il significato con “volume di antiquariato” è un errore comune quanto grossolano.
Comunque sia, una monografia non è mai “antiquata” ma piuttosto può essere definita “antica” o nel caso "vecchia": termine immediatamente attribuibile dalla data di stampa indipendentemente dall'aver mantenuto una sua disponibilità commerciale.
Antiquato è un abito o un arredamento, non certo un libro.
"Antiquato”, a voler essere pignoli, potrebbe essere il contenuto.
Un libro “antico” o "vecchio", fermo restando la corrispondenza a specifici regolamentazioni, potrebbe successivamente diventare “di antiquariato” solo a determinate condizioni.
E queste, e lo scrivo giusto per un esempio pratico, principalmente sono quelle in cui ci si incontra quando si è davanti alle specificazioni di ogni singolo volume proposto all’interno dei cataloghi strutturati da Luigi Lubrano.
I suoi cataloghi, sia ben chiaro, non rientrano in un concetto di "antiquariato" quanto piuttosto di "vecchio". Il valore economico differenziato di essi è dettato dal contenuto descritto all'interno, quello sì che si tratta di materiale di "antiquariato"..
Quei cataloghi elencano libri che raccontano la storia sociale e culturale di periodi ed epoche che sono state origine e punto di partenza di quelle successive le cui evoluzioni è possibile comparare con quanto accaduto prima; oppure di fatti storici che si sono trasformati da “racconti” in “documenti”.
Molti di quei cataloghi sono ascrivibili a veri e propri saggi; vere e proprie banche dati ante litteram che contribuiscono a illuminare un determinato percorso storico, sociale, culturale ed economico.
Ma anche se ci trovassimo di fronte a un volume pubblicato cento o più anni addietro, non significa che abbiamo dinanzi una opera di antiquariato quanto piuttosto solo vecchia di stampa.
La differenza influisce pesantemente sul valore storico ed economico del pezzo.
La monografia per essere annoverata tra i volumi di antiquariato deve trasmettere dunque un qualcosa di particolare dal punto di vista storico, culturale, sociale.
Deve risultare la testimonianza di momento specifico non più ripetibile o ripercorribile e non più reperibile altrove proiettandolo nel futuro attraverso le fasi evolutive successive.
In mancanza di una qualsiasi valutazione di questo genere è solo un vecchio volume.
Di fatto non vale neanche il principio della “rarità” se nessun altro elemento influisca sulla sua valutazione.
Nella mia libreria posso dire di annoverare centinaia di libri vecchi il cui valore oggi è davvero molto scarso.
Gli unici da poter definire “importanti” dal punto di vista dell’antiquariato sono i “Cataloghi di Luigi Lubrano”. Ma per quello che contengono, ovviamente.
Il loro valore è dato non tanto dal “catalogo” in quanto redatto e stampato in un determinato anno piuttosto che in un altro quanto piuttosto dal proprio singolo specifico contenuto.
Ogni catalogo è infatti importante e fondamentale per una specifica tipologia di ricerca storico-sociale.
Non a caso è difficile trovarne in vendita, e quelli che compaiono sia nei cataloghi virtuali su internet sia nei cataloghi di tipo tradizionale tendono assai presto a scomparire. Al di là di quello che sia il loro prezzo di acquisto.
Molti di essi, soprattutto quelli che definisco “saggi storico-culturali” che quelli che chiamo “Banche dati ante litteram”, sono presenti e conservati sia nelle biblioteche pubbliche in Italia e in Europa (vedi a esempio la BnF di Parigi) che in molte biblioteche universitarie inglesi ed americane.
In sintesi
Definire di antiquariato un libro semplicemente vecchio è un errore o un inganno?
Il libro definito raro può avere anche un valore economico di “antiquariato”?
I libri pubblicati a partire dalla seconda metà del novecento, potranno mai avere una valenza di antiquariato?
C’è chi ne potrebbe stabilire caratteristiche e procedere a valutazioni attendibili e certe?
Quale sarà il futuro del libro cartaceo nella prospettiva di un incrementarsi di quello elettronico?
Le Biblioteche Pubbliche e Universitarie evitassero di cedere alle lusinghe delle piattaforme di libri elettronici: tutto fumo e niente arrosto.
Ma soprattutto: soldi mal spesi perché alla fine non resta niente perché niente potrà mai essere conservato.