In questo volumetto di Giuseppe Ceci, pubblicato a Napoli da Luigi Lubrano nel 1923, l'autore narra la vita e le imprese del generale Vincenzo Pignatelli Strongoli nel contesto storico del Decennio francese: congiura Giacobina e Repubblica napoletana.
Un generale napoletano
- Vincenzo Pignatelli Strongoli racconta le sue memorie e le esperienze militari.
- I suoi due volumi di memorie sono andati perduti, ma sono rimasti indici e documenti.
- La sua vita è segnata da eventi storici significativi, come la congiura giacobina e le guerre napoleoniche.
Al tempo della congiura giacobina
- Pignatelli torna a Napoli nel 1794 dopo la morte del padre.
- La sua famiglia è coinvolta in cospirazioni politiche e militari.
- I suoi fratelli Ferdinando e Mario partecipano attivamente alla rivoluzione del 1799.
Le giornate di Gennaio 1799
- Pignatelli descrive gli eventi tumultuosi a Napoli durante la rivoluzione.
- Riferisce della sua missione per cercare di mantenere l'ordine.
- La sua esperienza include il processo contro i giacobini e la sua successiva detenzione.
Dalla Repubblica alla Reazione
- Pignatelli e i suoi fratelli combattono per la Repubblica Napoletana.
- Ferdinando e Mario vengono giustiziati, mentre Vincenzo riesce a salvarsi.
- La sua vita è segnata da eventi drammatici e decisioni difficili.
Nell'esercito cisalpino - La campagna di Toscana
- Pignatelli serve come capitano e poi maggiore nella Legione Italiana.
- Partecipa alla campagna di Marengo e si distingue per il suo coraggio.
- La sua carriera militare continua a crescere durante le guerre napoleoniche.
Contro il brigantaggio in Terra di Lavoro
- Pignatelli è incaricato di combattere il brigantaggio nella provincia.
- Organizza pattuglie e operazioni per sradicare le bande di briganti.
- Riuscì a catturare e giustiziare diversi capi briganti.
Contro il brigantaggio di Basilicata del 1808 e 1809
- Pignatelli affronta l'insurrezione borbonica e il brigantaggio in Basilicata.
- Utilizza misure severe per mantenere l'ordine e punire i colpevoli.
- Le sue operazioni portano a una significativa riduzione del brigantaggio.
Incarichi nel Cilento, in Calabria e in Abruzzo nel 1810
- Pignatelli assume il comando delle operazioni contro i briganti in Calabria.
- Le sue azioni portano a una maggiore sicurezza e stabilità nella regione.
- Collabora con le autorità locali per combattere il brigantaggio.
La campagna di Russia del 1812 - Gli ultimi anni
- Pignatelli partecipa alla campagna di Russia come aiutante di campo di Murat.
- Sperimenta le difficoltà della ritirata e subisce gravi ferite.
- Dopo la guerra, torna a Napoli e si dedica alla scrittura delle sue memorie.
Il documento è una biografia dettagliata del generale napoletano Vincenzo Pignatelli Strongoli, che ripercorre le principali tappe della sua vita e carriera militare.

La biografia di Vincenzo Pignatelli Strongoli, figura di rilievo durante il Decennio francese e la Repubblica Napoletana, si sviluppa attraverso una serie di eventi significativi che ne delineano il ruolo militare e politico.
Ecco i punti principali:
Origini e formazione.
Vincenzo Pignatelli Strongoli (1775-1837) fu un generale napoletano di grande rilievo, appartenente a una famiglia aristocratica e nobile napoletana, il ramo cadetto dei Pignatelli di Monteleone. Suo padre, Salvatore Pignatelli, fu un militare e autore di saggi politici e militari.
Completò la sua educazione nel Real Collegio Ferdinando, tornando in famiglia nel 1794.
La sua vita fu segnata da eventi storici e militari significativi, che lo resero una figura centrale nella storia del Regno di Napoli durante il Decennio francese e oltre.
I suoi fratelli furono coinvolti nella congiura giacobina del 1794, che influenzò indirettamente anche la sua vita.
1. Ruolo nella Repubblica Napoletana (1799)
· Sostenitore della Repubblica: Vincenzo, insieme ai fratelli Ferdinando e Mario, fu un fervente sostenitore della Repubblica Napoletana, instaurata con l'aiuto delle truppe francesi.
· Ruolo militare: Partecipò attivamente come capitano nella Guardia Nazionale e nella cavalleria repubblicana, combattendo contro le forze sanfediste.
· Difesa di Napoli: Durante l'assedio di Napoli, si rifugiò nei castelli della città e contribuì alla resistenza contro le forze monarchiche.
· Capitolazione e prigionia: Dopo la resa, fu imprigionato. I fratelli Ferdinando e Mario furono giustiziati, mentre Vincenzo fu condannato all'esilio.
2. Giovinezza e congiura giacobina (1794): Vincenzo Pignatelli, nato in una famiglia aristocratica, fu coinvolto indirettamente nella congiura giacobina. I suoi fratelli furono accusati di cospirazione contro la monarchia borbonica.
3. Rivoluzione del 1799: Partecipò agli eventi della Repubblica Napoletana, combattendo contro le forze realiste. Dopo la sconfitta, fu imprigionato e condannato all'esilio.
4. Servizio nell'esercito cisalpino: Durante il periodo di esilio, si arruolò nell'esercito cisalpino, partecipando alla campagna di Toscana e distinguendosi in battaglia. Tornato a Napoli, fu incaricato di reprimere insurrezioni e combattere il brigantaggio.
5. Ritorno a Napoli e insurrezione realista (1806): Tornato a Napoli, fu incaricato di reprimere l'insurrezione realista a Matera, dimostrando grande abilità strategica.
6. Brigantaggio in Terra di Lavoro e Basilicata (1808-1809): Fu determinante nella lotta contro il brigantaggio, organizzando operazioni militari che portarono alla cattura e all'eliminazione di numerosi capi briganti. Fu incaricato di reprimere il brigantaggio in Terra di Lavoro (1808) e Basilicata (1808-1809), ottenendo successi significativi contro bande come quella di Sabatiello Ferrante e Scarola.
7. Incarichi nel Cilento, Calabria e Abruzzo (1810-1811): Gestì la difesa delle coste e il mantenimento dell'ordine pubblico in diverse regioni, contribuendo alla pacificazione delle aree colpite da disordini e contribuendo alla stabilizzazione delle regioni.
8. Campagna di Russia (1812): Partecipò alla disastrosa campagna di Russia al fianco di Gioacchino Murat del quale fu nominato aiutante di campo distinguendosi per il coraggio. Fu ferito e subì gravi congelamenti, che lo portarono a essere mutilato.
9. Ultimi anni: Dopo il ritorno a Napoli, fu richiamato brevemente per incarichi amministrativi durante la rivoluzione del 1820; chiese di essere impiegato attivamente per servire lo Stato, ma trascorse gli ultimi anni in pensione, dedicandosi alla scrittura di memorie e manuali militari. Scrisse le "Ordinanze di cavalleria" e le sue memorie, lasciando un'importante testimonianza storica. Morì nel 1837.
Il documento evidenzia il coraggio, la dedizione e le capacità strategiche di Pignatelli, che lo resero una figura di spicco nella storia militare napoletana.
Fu una figura simbolica di coraggio e dedizione agli ideali repubblicani e militari, la sua vita fu segnata da sacrifici personali e da un forte senso del dovere ed ebbe un ruolo cruciale nella storia del Regno di Napoli.
I principali protagonisti della congiura giacobina del 1794, descritta nel documento, includono:
- Mario Pignatelli: Fratello di Vincenzo Pignatelli, fu uno dei giovani patrizi coinvolti nel movimento rivoluzionario. Arrestato e accusato di partecipazione alla congiura, fu liberato per insufficienza di prove, ma rimase sotto sorveglianza. Successivamente, insieme al fratello Ferdinando, denunciò altri cospiratori sotto la pressione del governo.
- Ferdinando Pignatelli: Primogenito della famiglia Pignatelli, fu anch'egli coinvolto nella congiura. Dopo aver denunciato altri cospiratori per ottenere l'indulto, fuggì da Napoli per evitare ulteriori conseguenze.
- Giuseppe de Marco: Nipote del ministro Carlo de Marco, fu denunciato da Mario e Ferdinando Pignatelli come parte della congiura.
- Vincenzo Galiani: Fu colui che denunciò Mario Pignatelli, portando al suo arresto e al processo.
- Marchesi Letizia: La loro casa fu indicata come luogo di riunione dei cospiratori, dove si discuteva di organizzare il Club Centrale e di incitare i club elementari a creare disordini.
- Giunta di Stato: L'organo incaricato di indagare e reprimere la congiura. Utilizzò metodi coercitivi, come l'editto del 5 marzo 1795, che prometteva perdono ai rei di Stato che denunciassero i loro complici.
La congiura giacobina fu un tentativo di destabilizzare il regime borbonico e promuovere ideali rivoluzionari, ma fu repressa con durezza, portando a arresti, denunce e fughe.
Le conseguenze della congiura giacobina del 1794, come descritto nel documento, furono significative e si estesero su vari livelli:
- Arresti e processi: Molti cospiratori furono arrestati, tra cui Mario Pignatelli, accusato di partecipazione alla congiura. Sebbene alcune accuse non fossero sufficientemente provate, i sospetti rimasero e portarono a ulteriori indagini e sorveglianza.
- Denunce e tradimenti: Sotto la pressione dell'editto del 5 marzo 1795, che prometteva perdono e segretezza ai rei di Stato che denunciassero i loro complici, Mario e Ferdinando Pignatelli denunciarono Giuseppe de Marco e altri cospiratori. Questo atto di debolezza fu criticato e macchiò la loro reputazione.
- Fughe e sequestri: Mario e Ferdinando Pignatelli fuggirono da Napoli per evitare di convalidare le loro denunce. La loro fuga portò al sequestro dei beni della famiglia Pignatelli da parte della Giunta di Stato.
- Repressione politica: La Giunta di Stato intensificò le misure repressive contro i giacobini, utilizzando metodi coercitivi e punizioni severe per mantenere l'ordine e prevenire ulteriori cospirazioni.
- Divisioni interne: La congiura evidenziò le divisioni tra i rivoluzionari e i compromessi che alcuni furono costretti a fare per sopravvivere. Questo indebolì il movimento giacobino e la sua capacità di agire in modo coeso.
- Esecuzioni e esili: Sebbene non direttamente legate alla congiura del 1794, le conseguenze politiche e sociali di questa repressione si rifletterono negli anni successivi, culminando con le esecuzioni di Mario e Ferdinando Pignatelli nel 1799, durante la reazione borbonica.
In sintesi, la congiura giacobina portò a una dura repressione, tradimenti e fughe, indebolendo il movimento rivoluzionario e consolidando il controllo del regime borbonico.
Il documento non fornisce dettagli specifici sulle reazioni della popolazione alla congiura giacobina del 1794.
Tuttavia, si può dedurre che la repressione della congiura e le misure coercitive adottate dal governo borbonico abbiano generato un clima di paura e tensione. La Giunta di Stato utilizzò metodi severi per mantenere l'ordine, e l'editto del 5 marzo 1795, che prometteva perdono ai rei di Stato che denunciassero i loro complici, potrebbe aver alimentato un senso di sfiducia e divisione tra la popolazione.
In generale, la congiura giacobina e la sua repressione riflettono un periodo di instabilità politica e sociale, in cui le idee rivoluzionarie trovavano sostenitori tra alcuni settori della società, mentre altri rimanevano fedeli al regime borbonico. La popolazione, probabilmente, reagì in modo variegato, con alcuni che simpatizzavano per i giacobini e altri che temevano le conseguenze di un cambiamento radicale.
Il documento descrive in dettaglio gli eventi del 1799 legati alla Rivoluzione Napoletana e al coinvolgimento di Vincenzo Pignatelli.
Durante le giornate di gennaio 1799, Napoli fu teatro di eventi drammatici legati alla Rivoluzione Napoletana e all'occupazione francese e Vincenzo Pignatelli di Strongoli ebbe un ruolo significativo agli eventi legati alla Repubblica Napoletana
Ecco i principali avvenimenti:
- Fuga della Corte e anarchia popolare: Dopo la partenza della Corte borbonica il 22 dicembre 1798, Napoli fu travolta da disordini e violenze. Il popolo, armato e in tumulto, minacciava la sicurezza della città. Napoli fu lasciata in una situazione di caos politico e sociale.
- Anarchia popolare: Nei giorni successivi, il popolo napoletano, in preda all'anarchia, si abbandonò a violenze e saccheggi. La plebe armata si opponeva ai patrioti e ai sostenitori della Repubblica.
- Ingresso delle truppe francesi: Il 23 gennaio 1799, l'esercito francese guidato dal generale Championnet entrò a Napoli, dopo aver sconfitto le resistenze popolari e realiste.
- Missione presso Championnet: Vincenzo Pignatelli si offrì volontariamente per una pericolosa missione presso il generale francese Championnet, al fine di accelerare l'ingresso delle truppe francesi e l'occupazione a Napoli e porre fine all'anarchia popolare e porre fine al caos. Travestito da aiutante del Capitan Generale, riuscì a raggiungere Capua e a consegnare il messaggio degli Eletti della città. Riuscì a consegnare il messaggio degli Eletti della città, nonostante i rischi e gli ostacoli incontrati lungo il tragitto.
- Assalto al Palazzo Fasulo: Tornato a Napoli, Pignatelli intervenne per sedare un attacco popolare al Palazzo Fasulo, dove il popolo stava saccheggiando e distruggendo. Il 19 gennaio, il palazzo Fasulo fu attaccato dai lazzari. Vincenzo Pignatelli intervenne per cercare di ristabilire l'ordine, ma si trovò in una situazione estremamente pericolosa, riuscendo a salvarsi grazie all'arrivo del capitano Schipani. Con grande coraggio e astuzia, riuscì a calmare la folla e a evitare ulteriori violenze.
- Occupazione di Castel Sant'Elmo: La sera del 19 gennaio, Vincenzo Pignatelli partecipò all'occupazione del castello di Sant'Elmo; lui e altri patrioti si chiusero nel castello che divenne un punto strategico per i patrioti napoletani e per la difesa della Repubblica. La sua azione fu decisiva per garantire la sicurezza del forte e facilitare l'ingresso delle truppe francesi. Il castello fu occupato prima dai patrioti e successivamente dalle truppe francesi.
- Proclamazione della Repubblica Napoletana: Con l'arrivo dei francesi e la sconfitta delle forze realiste, fu proclamata la Repubblica Napoletana, sostenuta dai patrioti e dai rivoluzionari. Dopo l'ingresso delle truppe francesi e la proclamazione della Repubblica, Pignatelli continuò a servire come ufficiale, contribuendo alla difesa del nuovo regime repubblicano.
- Resistenza contro le forze realiste: Combatté contro le masse sanfediste guidate dal cardinale Ruffo, partecipando agli scontri alla Barra, al borgo Sant'Antonio e al Ponte della Maddalena.
- Repressione e prigionia: Dopo la caduta della Repubblica Napoletana, Vincenzo Pignatelli fu imprigionato insieme ai suoi fratelli e sottoposto a processo dalla Giunta di Stato. Mentre Ferdinando e Mario furono giustiziati, Vincenzo fu condannato all'esilio, ma riuscì a salvarsi grazie all'intervento della madre e di influenti sostenitori.
Questi eventi mostrano il ruolo attivo e coraggioso di Pignatelli durante la Rivoluzione Napoletana, sia nel tentativo di stabilire l'ordine che nel difendere i principi repubblicani e segnarono l'inizio di un periodo di grandi tensioni politiche e sociali, con scontri tra repubblicani e realisti, che culminarono nella repressione borbonica e nel ritorno della monarchia.
Il ruolo di Vincenzo Pignatelli nel 1799 fu quello di un patriota e militare coraggioso, impegnato nella difesa della Repubblica Napoletana e nella lotta contro le forze realiste. La sua dedizione e il suo spirito combattivo lo resero una figura di rilievo in quegli eventi storici.
La Repubblica Napoletana del 1799 ebbe conseguenze significative, sia a livello politico che sociale, che influenzarono profondamente il Regno di Napoli.
Ecco le principali:
1. Caduta della Repubblica e Restaurazione Borbonica
- La Repubblica Napoletana, sostenuta dai francesi e dai patrioti locali, ebbe vita breve. Dopo pochi mesi, le forze sanfediste guidate dal cardinale Ruffo, con il sostegno degli inglesi e dei russi, riconquistarono Napoli.
- Il ritorno della monarchia borbonica segnò la fine del regime repubblicano e il ripristino dell'assolutismo.
2. Repressione e Vendette
- La restaurazione fu accompagnata da una feroce repressione contro i sostenitori della Repubblica. Molti patrioti furono arrestati, processati e giustiziati. Tra le vittime vi furono figure di spicco come Mario Pagano, Domenico Cirillo e Eleonora Pimentel Fonseca.
- Le proprietà dei repubblicani furono confiscate, e le famiglie coinvolte subirono pesanti persecuzioni.
3. Divisioni Sociali
- La Repubblica aveva cercato di introdurre principi di uguaglianza e giustizia sociale, ma il suo crollo accentuò le divisioni tra le classi sociali. La plebe, che si era opposta ai repubblicani, rimase fedele alla monarchia, mentre la borghesia e l'aristocrazia progressista furono duramente colpite.
4. Influenza Ideologica
- Nonostante la breve durata, la Repubblica Napoletana lasciò un'eredità ideologica importante. I principi di libertà, uguaglianza e democrazia continuarono a ispirare movimenti patriottici e rivoluzionari nei decenni successivi.
- La memoria della Repubblica contribuì alla formazione di una coscienza nazionale e alla diffusione delle idee liberali nel Regno di Napoli.
5. Instabilità Politica
- La restaurazione borbonica non riuscì a garantire una stabilità duratura. Le tensioni politiche e sociali continuarono a crescere, preparando il terreno per le successive rivoluzioni e per l'intervento napoleonico nel Regno di Napoli.
6. Impatto Culturale
- La Repubblica Napoletana fu un momento di grande fermento culturale. Intellettuali e pensatori repubblicani lasciarono opere e idee che influenzarono il pensiero politico e sociale dell'epoca.
In sintesi, la Repubblica Napoletana del 1799 fu un esperimento rivoluzionario che, sebbene fallito, ebbe un impatto duraturo sulla storia del Regno di Napoli, alimentando il desiderio di cambiamento e di modernizzazione.
La caduta della Repubblica Napoletana del 1799 fu determinata da una serie di eventi militari, politici e sociali che portarono al ritorno della monarchia borbonica.
Ecco i principali fattori:
1. Fuga della Corte Borbonica e Insurrezione Popolare
- Dopo la fuga del re Ferdinando IV e della corte a Palermo nel dicembre 1798, il Regno di Napoli fu lasciato in una situazione di caos. La plebe, fedele alla monarchia, si sollevò contro i repubblicani e i francesi, alimentando un clima di anarchia e violenza.
2. Intervento delle Forze Sanfediste
- Il cardinale Fabrizio Ruffo organizzò un esercito di volontari, noto come "Esercito della Santa Fede" (sanfedisti), composto principalmente da contadini e popolani. Questo esercito, sostenuto dagli inglesi e dai russi, avanzò rapidamente nel Regno di Napoli, riconquistando città e territori.
3. Debolezza Militare della Repubblica
- La Repubblica Napoletana, sostenuta dalle truppe francesi, si trovò in difficoltà a causa della scarsità di risorse e della mancanza di un esercito ben organizzato. I patrioti locali, pur animati da ideali rivoluzionari, non riuscirono a contrastare efficacemente l'avanzata delle forze sanfediste.
4. Assedio e Caduta di Napoli
- Le forze sanfediste raggiunsero Napoli nel giugno 1799. Dopo un breve assedio, la città cadde nelle mani di Ruffo. I repubblicani, asserragliati nei castelli di Sant'Elmo, Castel Nuovo e Castel dell'Ovo, furono costretti alla resa.
5. Tradimento degli Accordi di Capitolazione
- Sebbene fosse stato negoziato un accordo di capitolazione che garantiva la vita e la libertà ai repubblicani, il re Ferdinando IV, al suo ritorno, annullò gli accordi. Molti patrioti furono arrestati, processati e giustiziati.
6. Mancanza di Supporto Popolare
- La Repubblica Napoletana non riuscì a conquistare il sostegno della plebe, che rimase fedele alla monarchia. Le tensioni sociali tra la borghesia repubblicana e la popolazione più povera indebolirono ulteriormente il regime.
7. Supporto Internazionale alla Monarchia
- La monarchia borbonica ricevette il sostegno militare e politico dell'Inghilterra e della Russia, che temevano l'espansione delle idee rivoluzionarie francesi. Questo appoggio fu decisivo per la riconquista del regno.
8. Ritiro delle Truppe Francesi
- Con l'aggravarsi della situazione militare in Europa, le truppe francesi furono costrette a ritirarsi dal Regno di Napoli, lasciando la Repubblica senza protezione.
In sintesi, la caduta della Repubblica Napoletana fu il risultato di una combinazione di fattori interni ed esterni: l'insurrezione popolare, l'avanzata delle forze sanfediste, la debolezza militare e politica dei repubblicani, e il sostegno internazionale alla monarchia borbonica. Questi eventi portarono alla restaurazione del regime monarchico e alla fine del breve esperimento repubblicano.
Vincenzo Pignatelli ebbe un ruolo significativo durante la Repubblica Napoletana del 1799, ma non fu direttamente coinvolto nella sua caduta.
Ecco una sintesi del suo ruolo e delle sue azioni:
1. Partecipazione alla Repubblica
· Vincenzo Pignatelli, insieme ai suoi fratelli Ferdinando e Mario, fu un sostenitore della Repubblica Napoletana instaurata con l'aiuto delle truppe francesi dopo la fuga del re Ferdinando IV. Entrò nelle milizie repubblicane e ricoprì il ruolo di capitano nella Guardia Nazionale e successivamente nella cavalleria repubblicana.
· Partecipò attivamente alla vita politica e militare della Repubblica, dimostrando un forte impegno per gli ideali repubblicani, e alle operazioni militari contro le forze sanfediste e agli scontri con le masse popolari fedeli alla monarchia.
2. Ruolo Militare
· Pignatelli entrò nelle milizie repubblicane, inizialmente come capitano nella Guardia Nazionale e successivamente nella cavalleria.
· Partecipò a diverse operazioni militari contro le forze sanfediste e le masse popolari fedeli alla monarchia borbonica.
· Fu coinvolto in scontri significativi, come quelli alla Barra e al Ponte della Maddalena, dove cercò di contrastare l'avanzata delle forze monarchiche.
3. Difesa di Napoli
- Durante l'assedio di Napoli da parte delle forze sanfediste guidate dal cardinale Ruffo, Vincenzo Pignatelli e i suoi fratelli si rifugiarono con altri repubblicani nei castelli della città, tra cui Castel Nuovo e Castel Sant'Elmo.
- Contribuì alla resistenza contro l'avanzata delle forze monarchiche, ma la superiorità numerica e militare dei sanfedisti rese inevitabile la capitolazione.
- Contribuì alla resistenza contro l'avanzata delle forze monarchiche, ma la superiorità numerica e militare dei sanfedisti rese inevitabile la capitolazione.
4. Capitolazione e Conseguenze
- Dopo la resa dei castelli, Pignatelli e gli altri repubblicani accettarono gli accordi di capitolazione che garantivano la loro vita e libertà. Tuttavia, il re Ferdinando IV annullò gli accordi al suo ritorno, ordinando l'arresto e la condanna dei repubblicani.
- Vincenzo Pignatelli fu imprigionato insieme ai suoi fratelli. Ferdinando e Mario furono giustiziati, mentre Vincenzo fu condannato all'esilio.
5. Ruolo nella Caduta
- Sebbene Pignatelli abbia combattuto per la Repubblica, il suo ruolo nella caduta fu quello di un difensore del regime repubblicano, non di un protagonista della sua disfatta. La caduta fu determinata da fattori esterni, come l'insurrezione popolare, l'avanzata delle forze sanfediste e il ritiro delle truppe francesi.
- Pignatelli rappresentò una figura simbolica della Repubblica Napoletana, incarnando gli ideali di libertà e resistenza contro la monarchia. La sua partecipazione attiva e il sacrificio personale lo resero un protagonista importante di quell'anno cruciale.
In conclusione, Vincenzo Pignatelli fu un sostenitore e difensore della Repubblica Napoletana, ebbe un ruolo di primo piano nel 1799 come sostenitore e difensore della Repubblica Napoletana, impegnandosi sia militarmente che politicamente, ma non ebbe un ruolo attivo nella sua caduta.
La sua partecipazione fu caratterizzata da un forte impegno per gli ideali repubblicani e da una tragica fine personale, con la perdita dei suoi fratelli e la condanna all'esilio.
Sintesi dei punti principali del documento riguardante Vincenzo Pignatelli Strongoli, figura di rilievo durante la Repubblica Napoletana del 1799 e il Decennio francese.
1. Ruolo nella Repubblica Napoletana (1799)
- Sostenitore della Repubblica: Vincenzo Pignatelli, insieme ai fratelli Ferdinando e Mario, fu un fervente sostenitore della Repubblica Napoletana.
- Ruolo militare: Partecipò attivamente come capitano nella Guardia Nazionale e nella cavalleria repubblicana, combattendo contro le forze sanfediste.
- Difesa di Napoli: Durante l'assedio di Napoli, si rifugiò nei castelli della città e contribuì alla resistenza contro le forze monarchiche.
- Capitolazione e prigionia: Dopo la resa, fu imprigionato. I fratelli Ferdinando e Mario furono giustiziati, mentre Vincenzo fu condannato all'esilio.
2. Lotta contro il brigantaggio
- Terra di Lavoro (1808): Organizzò operazioni militari per distruggere bande di briganti, tra cui quella di Sabatiello Ferrante.
- Basilicata (1808-1809): Reprimette l'insurrezione e il brigantaggio, sconfiggendo bande come quella di Scarola e altre comitive.
3. Campagna di Russia (1812)
- Partecipazione: Fu nominato aiutante di campo di Gioacchino Murat e partecipò alla campagna di Russia, distinguendosi per il coraggio.
- Ritirata: Subì gravi mutilazioni a causa del gelo, ma continuò a dimostrare grande spirito militare.
4. Ultimi anni
- Rivoluzione del 1820: Fu richiamato per incarichi amministrativi, ma chiese di essere impiegato attivamente per servire lo Stato.
- Contributi: Scrisse le "Ordinanze di cavalleria" e le sue memorie, lasciando un'importante testimonianza storica.
Vincenzo Pignatelli Strongoli rappresenta una figura simbolica di coraggio e dedizione agli ideali repubblicani e militari, con un ruolo cruciale nella storia del Regno di Napoli.
Vincenzo Pignatelli Strongoli ha pubblicato le seguenti opere:
1. "Progetto di ordinanza per la cavalleria" (1832)
- Si tratta di un'opera in tre volumi dedicata a Ferdinando II, Re delle Due Sicilie.
- L'opera contiene un'analisi dettagliata sull'organizzazione, la disciplina e le manovre della cavalleria, accompagnata da un atlante con 160 tavole illustrative.
- È considerata un contributo importante per lo sviluppo della cavalleria militare.
2. Memorie personali
- Vincenzo Pignatelli scrisse le sue memorie, che narrano le vicende della sua vita, le campagne militari e gli eventi storici a cui partecipò.
- Sebbene gran parte delle memorie siano andate perdute, alcuni capitoli sono stati estratti e pubblicati nell'"Album della Rivoluzione del 1799".
- Le memorie offrono una testimonianza diretta degli avvenimenti del Decennio francese e della Repubblica Napoletana.
Queste opere riflettono il suo impegno sia come militare che come storico, lasciando un'importante eredità documentale.
Le memorie di Vincenzo Pignatelli Strongoli, sebbene in gran parte perdute, offrono una testimonianza diretta degli eventi storici e delle esperienze personali vissute dal generale.
I capitoli estratti e pubblicati nell'
"Album della Rivoluzione del 1799"
trattano i seguenti temi principali:
1. La congiura giacobina (1794)
- Racconta il clima politico e sociale di Napoli durante la congiura giacobina.
- Descrive il coinvolgimento della sua famiglia, in particolare dei fratelli Ferdinando e Mario, nella cospirazione contro il regime borbonico.
2. La Repubblica Napoletana (1799)
- Narra le giornate di gennaio 1799, dall'anarchia popolare all'occupazione di Napoli da parte delle truppe francesi.
- Racconta il suo ruolo militare nella difesa della Repubblica e gli scontri con le forze sanfediste.
3. La reazione borbonica
- Descrive la caduta della Repubblica, la prigionia e la tragica esecuzione dei suoi fratelli Ferdinando e Mario.
- Racconta le sofferenze personali durante la prigionia e il processo davanti alla Giunta di Stato.
4. La carriera militare nell'esercito cisalpino
- Narra le campagne militari in Toscana e gli scontri con le bande di briganti.
- Racconta episodi di guerriglia e le difficoltà incontrate durante le operazioni.
5. La lotta contro il brigantaggio
- Descrive le operazioni militari contro le bande di briganti in Terra di Lavoro e Basilicata (1808-1809).
- Racconta episodi significativi, come l'imboscata di Scarola e la repressione delle comitive brigantesche.
6. La campagna di Russia (1812)
- Narra la partecipazione alla campagna di Russia come aiutante di campo di Gioacchino Murat.
- Descrive l'occupazione di Mosca, la tragica ritirata e le mutilazioni subite a causa del gelo.
7. Gli ultimi anni
- Racconta il ritorno a Napoli, il periodo di riposo e il suo contributo alla stesura delle "Ordinanze di cavalleria".
- Esprime il suo desiderio di servire attivamente lo Stato durante la rivoluzione del 1820.
Le memorie di Pignatelli sono una preziosa testimonianza storica, che combina il racconto personale con la descrizione degli eventi politici e militari del Regno di Napoli durante il Decennio francese.
…In conclusione…
La conclusione del documento evidenzia la vita e la carriera di Vincenzo Pignatelli Strongoli come un esempio di dedizione militare e patriottica. Dopo una vita segnata da eventi storici cruciali, tra cui la Repubblica Napoletana, la lotta contro il brigantaggio e la tragica campagna di Russia, Pignatelli trascorse gli ultimi anni in pensione, dedicandosi alla scrittura e alla riflessione.
Nonostante le mutilazioni subite e le difficoltà personali, il generale continuò a contribuire al Regno delle Due Sicilie con la pubblicazione delle "Ordinanze di cavalleria" e con il suo impegno durante la rivoluzione del 1820. La sua morte, avvenuta il 10 luglio 1837, segnò la fine di una vita dedicata al servizio militare e alla difesa della patria.
Il documento sottolinea il valore delle sue memorie come testimonianza storica e il suo contributo alla storia militare e politica del Regno di Napoli.
PAGINE 1 E 2
I due volumi di memorie, dove il generale Vincenzo Pignatelli di Strongoli narrò le aspre vicende della sua vita, sono scomparsi. Secondo una tradizione di famiglia, erano presso il suo amico generale Giovanni Fardella di Torrearsa, quando il Pignatelli morì e l'unica sua figlia non curò di farseli restituire. Né si trovano ora nella Biblioteca Comunale di Trapani alla quale il Fardella donò tutti i suoi libri. Restarono in famiglia due brevi indici delle memorie trascritti in diversi tempi, probabilmente a richiesta di qualche compilatore di dizionari biografici, e alcuni documenti militari che il signor Alessandro Tommasino, marito dell'unica nipote ex-filia del generale Pignelli ha voluto gentilmente mettere a nostra disposizione.
Ma, se sono perduti i due volumi delle Memorie, si è salato un altro volume anche autografo di Vincenzo Pignatelli, che il nostro socio Ferdinando Ferrara Principe di Strongoli ha felicemente ricuperato, per conservarlo nell’archivio di questo ramo dei Pignatelli da lui con grande cura riordinato e catalogato: un registro di pagine 180, il cui contenuto è così indicato nalla prima di esse:
«Cenni biografici che mi riguardano concernenti gli imminenti pericoli corsi in mia vita fino al giorno in cui ho finito di scriverli (nel corrente novembre del 1832) non che varie fasi della mia carriera militare.
«Niun ordine di date successive e regolari si è osservato nelle presenti memorie. Desse sono state scritte, quando mi ha preso l'idea di porre in carta una circostanza qualunque della mia vita».
Questa avvertenza fu scritta quando il Pignatelli aveva composto soltanto undici (quattro nel 1831 e sette nel 1832) delle ventiquattro narrazioni che compongono il volume. Altre dieci ne aggiunse nel 1833, una nel 1834, e una nel 1836 ; l'ultima nel 1837, qualche mese prima della morte. […]
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AL TEMPO DELLA CONGIURA GIACOBINA
Quando Vincenzo Pignatelli, compiuta a 17 anni e sei mesi la sua educazione nel Real Collegio Ferdinando, tornò nel 1794 in famiglia, questa, già tanto numerosa, si andava rapidamente dissolvendo. Il padre, Salvatore, primo principe di Strongoli di questo ramo cadetto dei Pignatelli di Monteleone, militare e autore di saggi politici e militari, era morto il 15 aprile 1792.
Quattro fratelli erano morti adolescenti. Un altro, Francesco, terzogenito, sin dal 1793 si era allontanato da Napoli per arrolarsi nell'esercito austriaco e allora combatteva nella fortunata campagna di Fiandra, dove era ferito nella battaglia di Fleurens.
Per gli altri due fratelli, Ferdinando primogenito, nato nel 1769, e Mario, secondogenito, nato nel 1772, era già cominciata quell’agitata vita di cospiratori e di soldati che doveva poi finire tragicamente sul patitolo nel 1799. Mario, che era entrato come paggio nel 1785, nell' Ordine Gerosolimitano, ed era stato ascritto ancor fanciullo al battaglione dei cadetti, ma non aveva seguitata la carriera delle armi, era entrato con tanti altri giovani patrizi nelle file dei rivoluzionari, non sappiamo se sin dal 1792 al principio del movimento: certo fu tra i compromessi della congiura del 1794. Fu imprigionato verso la fine di aprile su denunzia di Vincenzo Galiani; e gli si imputava di esser intervenuto con altri congiurati ad una riunione in casa dei marchesi Letizia «dove si parlò di sollecitarsi l' elezione del Club Centrale e d'inculcarsi ai club elementari di far dei rumori.»
Ma egli negava, e il carico e le prove raccolte non dovettero sembrare sufficienti per una condanna, mentre d’altra parte non risultava alla giunta di Stato la sua innocenza. Mario Pignatelli, colla sentenza del 3 ottobre 1794 fu compreso nell’elenco dei re liberati in forma, per i quali si richiedevano nuove prove.
La persecuzione continuò contro di lui e presto si estese anche al fratello primogenito Ferdinando Principe di Strongoli, e tutti e due caddero in un colpevole atto di debolezza che il Colletta adombrò in vaghe parole, ma che i documenti esaminati da Michele Rossi hanno accertato.
Il processo contro i giacobini del 1794 ebbe due periodi: il primo si chiuse con la sentenza del 3 ottobre; il secondo, iniziato subito dopo quel giorno, durò fino al 1798. Così nel primo come nel secondo periodo, i testimoni di accusa furono alcuni degli imputati. Mario Pignatelli che era stato denunziato dal Galiani, doveva poi col fratello Ferdinando denunziare Giuseppe De Marco, nipote del ministro Carlo De Marco. Non ebbero la forza di resistere all’editto del 5 marzo 1795, che prometteva il perdono e il segreto ai re di stato che manifestassero il nome dei loro seduttori e correi. Fu il terrore per la severità delle pene comminate colla sentenza del 9 ottobre 1794, la crudeltà dei mezzi istruttori, fu l’inesperienza giovanile o l’illusione di imbrogliare la Giunta di Stato colla inverosimiglianza delle accuse e con l’estensione del numero degli accusati? Ma, qualunque ne sia stato il movente, come si potrà ora rimproverare ai fratelli Pignatelli quella colpa, quando si pensa che combatterono poi da soldati pel trionfo dei loro principii, e che per essi lasciarono, quattro anni dopo, la vita sul patibolo? […]